Dal vangelo secondo Giovanni. Gv 4,7-14
Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. (I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi.) Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. (I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.) Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!” tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”.
Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.
Una cosa che si sente abbastanza comunemente sul Natale è che è il momento di offrire ospitalità: ceniamo con la nostra famiglia, invitiamo i nostri amici a festeggiare il Natale insieme, e mandiamo cartoline di Natale alla nostra famiglia, ai parenti e agli amici. Sorprendentemente, le tradizioni popolari che si svilupparono intorno alla storia della Natività andarono talvolta nella direzione opposta. Una tradizione popolare arriva addirittura a immaginare Giuseppe e Maria che bussano alle porte di ogni casa e locanda di Betlemme, chiedendo se potevano avere un posto per far nascere il bambino Gesù, ma le persone li rifiutarono in modo ostile. Tuttavia questo non è scritto in nessun testo biblico!
Il Vangelo di Luca afferma semplicemente che “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito. Lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nella locanda”. (Luca 2,7).
Sarebbe interessante esplorare ulteriormente il testo, perché forse questa brevissima informazione non implica necessariamente un rifiuto da parte del popolo di Betlemme. E se la storia della Natività non riguardasse principalmente il rifiuto e l’ostilità, ma piuttosto l’ospitalità? … l’ospitalità dei poveri?
Il testo biblico che leggiamo oggi inizia con l’ospitalità. Una donna samaritana offre ospitalità a Gesù, non in casa sua, ma presso il pozzo. Tuttavia, la conversazione è iniziata con una sensazione di imbarazzo da parte della samaritana. Chiese a Gesù: “Come mai tu, giudeo, chiedi da bere a me, donna di Samaria?”. Lo scrittore del Vangelo di Giovanni aggiunge questa informazione: “I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.”
Quindi, a quel tempo c’era un pregiudizio da parte dei Giudei e dei Samaritani, gli uni verso gli altri, che separava queste persone.
Ma qui Gesù fa un passo avanti per andare oltre. Superando la barriera del pregiudizio, inizia una conversazione con questa donna samaritana. Un dialogo avviene tra di loro. Inizia con un discorso sull’acqua per soddisfare le esigenze del corpo, poi continua più in profondità con un discorso sull’acqua viva.
Sì, attraverso il dialogo ci confrontiamo e ci arricchiamo a vicenda. Il dialogo non è una discussione. Il dialogo non è solo una questione di idee e di discussioni. Il vero dialogo è prima di tutto un incontro: un incontro audace con l’altro che è diverso da noi. Inizia con un atto di ospitalità, che è il terreno fertile per far germogliare e crescere i semi dell’apertura e della fiducia.
Attraverso il dialogo, impariamo che le nostre differenze non sono necessariamente un problema, ma un dono che può nutrire e arricchire la nostra vita. Il dialogo diventa allora per noi un mezzo per apprezzare la diversità della vita, diventa un modo di vivere in armonia in mezzo alle differenze. Il dialogo può anche diventare uno spazio di promozione dell’unità in mezzo alla diversità.
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